Es Aei… Ad Aeternum

Il Viridarium – Formia
30 novembre – 23 dicembre 2008

Il 30 novembre 2008 si è inaugurata a Formia, presso il ‘Viridarium’, Cenacolo di Arti Lettere Filosofia e Scienza dell’Uomo, del Centro Studi Mythos la mostra di immagini fotografiche Es Aei… Ad Aeternum di Lorenzo Scaramella dedicata ad Annamaria Iacuele che per 25 anni ha dedicato la sua appassionata energia alla crescita culturale del Centro Studi Mythos e che il 1 agosto 2008 ha lasciato questo mondo.

La mostra, allestita con cura e attenzione in ogni dettaglio di luce e colore, ha presentato 70 immagini fotografiche di opere d’arte, in particolare sculture di epoca greca, rinascimentale e barocca, conservate in diversi musei italiani.

Le fotografie di Lorenzo Scaramella nascono da lungo e meticolosissimo lavoro “artigianale-artistico”, dei cui frutti lo spettatore non può fare a meno di godere con vivo stupore. E’ sorprendente infatti come lo sguardo del fotografo sappia posarsi sull’opera d’arte con umiltà e pazienza, attendendo il tempo necessario per fecondarla, per compiere cioè l’incanto di “ridarla” alla luce. E ciò può accadere perché l’artista lascia depositare dentro di sé, nel buio del suo occhio interiore, quell’impressione, quella scintilla di visione che l’opera fotografata gli concede, fino all’ora del parto di una nuova chiarezza, di una rinnovata “epifania”. Per questo l’immagine viene prodigiosamente alla luce come opera d’arte essa stessa e mai come copia o rappresentazione del reale.

Ma non è solo l’opera d’arte a venire “concepita”. Da questo miracoloso “travaglio” infatti si genera anche in chi “incontra” l’immagine fotografata un occhio nuovo, uno sguardo chiamato a stare alla presenza dell’opera d’arte non più per guardarla, ma per essere da questa guardati. Inteso in questo modo, il procedimento fotografico non è solo un linguaggio tecnico, ma qualcosa di molto più significante: un cammino simbolico, un procedere verso la luce. “Fotografia” in effetti vuol dire creazione attraverso la luce. Essa è la sostanza di cui è fatta l’immagine; la chimica è la forma di cui necessita per esprimersi; il fotografo è il demiurgo di questa delicata genesi creativa. Il percorso da compiere conosce varie tappe. La prima fase, quella progettuale dell’idea grafica, è la ripresa; segue lo sviluppo, in cui la pellicola annerisce: le luci diventano nere, il soggetto viene invertito. È il passaggio della luce nera, assimilabile all’alchemica nigredo. Nella fase di stampa il lavoro dell’uomo produce gradualmente l’inversione del negativo per cui ciò che era tenebra diventa luce: è il momento dell’albedo, quando finalmente le parti più oscure rivelano il loro splendore, fino ad allora del tutto celato.

Fulcro della mostra di Formia l’immagine dell’Ermes psicopompo del museo archeologico di Roma di palazzo Altemps. Nell’immagine fotografica Ermes guarda alla luce, si fa luce: il braccio teso ad indicare all’anima la via da percorrere diventa un fascio luminoso che confluisce nella grande luce dell’Eterno. Luce da luce, dal divino al divino.

Di non minore intensità il gruppo di cinque immagini fotografiche dedicate al Galata morente, gruppo scultoreo esposto nella sede del museo romano di palazzo Altemps. Il soggetto della scultura diventa vivo e pro-vocatorio, ci chiama a testimoni del dramma dell’eroe che afferma la vita nel momento in cui ha dato la morte alla sua compagna e si appresta a darsi la morte per giugulazione, conficcando la spada nel proprio collo e facendosi così ad un tempo sacerdote e vittima sacrificale. Nella foto-grafia il corpo uscendo dall’ombra si ostende vibrante di coraggio, rivelando, nell’atto del sacrificio una forza vitale che incute sacro timore. Ci troviamo a confrontarci con un’opera d’arte, cioè, mutuando l’espressione di Heidegger, con l’avvenire, l’accadere della verità. E questa verità ci ri-vela e disvela il mistero della vita che si manifesta nella morte e della vittoria nella sconfitta.

Marina Plasmati
(per gentile concessione del Centro Studi Mythos)