Il Fotogramma

Centro Culturale dell’Immagine “Il Fotogramma”
Via di Ripetta 153 – Roma
19-28 maggio 1986

Ho conosciuto Lorenzo tramite mio figlio Tudor. Lorenzo lavora continuamente con serietà e impegno, lontano da qualsiasi perdita di tempo. Dotato di uno spirito inventivo in continuo sviluppo, sembra che si muova in uno spazio ideale, ultraterrestre.

Un bel giorno guardavo le sue grandi foto in bianco e nero: delle meraviglie tra i marmi di Michelangelo e Bernini nella Basilica di San Pietro. Fotografie d’arte di una carica poetica nuova nelle distanze tra la luce e le ombre.

Guardando le foto, mi sembrava quasi di sentire il suo respiro e batticuore e anche la sua felicità mentre fissava l’apparecchio sull’opera d’arte entrata nel suo campo visivo in attesa dello scatto.

In un altro ordine di idee, ho ammirato recentemente le foto in bianco e nero eseguite nei Musei Capitolini e le grandi foto a colori con composizioni astratte mosse da un’ingegnosità sorprendente in una tecnica tutta sua. Senza nessun suggerimento, d’altronde impossibile, ogni visitatore della mostra guarderà incuriosito, e forse anche incantato, i risultati del suo lavoro.

Eugen Dragutescu

Le fotografie di Lorenzo Scaramella nascono dall’assidua frequentazione di un oggetto, una statua, un paesaggio quasi spiato in vari momenti del giorno e dell’anno fino a che questi riveli, grazie alla luce di un’ora particolare, il suo segreto.

La lunga e paziente ricerca, che da anni Lorenzo Scaramella sta perseguendo per provare antiche tecniche di stampa che meglio rispondano al suo bisogno di riprodurre nella fotografia il miracolo della luce, ricorda l’antica arte degli alchimisti, i quali si proponevano di riscattare il momento dell’oscurità, la nigredo, simbolo di notte, inverno, malinconia, nel momento della luce, l’albedo, simbolo di primavera, infanzia, resurrezione.

L’intrecciarsi di momenti operativi e ricerca teoretica hanno offerto a lungo a Lorenzo Scaramella il filo d’Arianna per un cammino spirituale delle cui tappe le immagini di questa mostra mi sembrano eloquenti testimonianze.

Maria Pia Rosati